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Dall'inizio degli anni '90 si assiste al crescente coinvolgimento di cittadini di origine straniera in reati associativi come l'immigrazione clandestina, lo sfruttamento della prostituzione e il traffico e commercio di sostanze stupefacenti: attività che in passato erano praticate per lo più da italiani. Siamo di fronte a un processo di successione criminale a vantaggio delle organizzazioni straniere o, al contrario, l'egemonia criminale dei gruppi mafiosi italiani è tuttora inviolata? Perché alcuni gruppi criminali stranieri denotano una certa capacità organizzativa e dispongono di certe risorse che consentono loro di acquisire posizioni di tutto rilievo in alcuni mercati illeciti e non in altri?